IL VENTRE DI NAPOLI (VENTI ANNI FA - ADESSO - L'ANIMA DI NAPOLI)
chi scrive, ogni cura, d'arte, dicano quanto dovette soffrire profondamente, allora, il mio cuore di napoletana. La seconda parte, è scritta venti anni
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sa tutto: quanta carne si consuma in un giorno e quanto vino si beve in un anno, in un paese; quante femmine disgraziate, diciamo così, vi esistano, e
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Cominciamo da quanto esiste, dietro il paravento a sinistra del Rettifilo, venendo dal centro della città, andando verso la ferrovia: e osserviamo se
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all'altro, dal suo superiore; scompare, il popolo dice che se lo ha portato via la Madonna. Il popolo napoletano giuoca per quanto più ha denaro. Per
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che ha le trenta lire al mese, quanto la vajassa del sesto, che ne prende otto, con la dolce speranza di uscir dal servizio, così duro; e si
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, un falansterio di case operaie, chiare, pulite, strettine, ma infine igieniche: per quanto restringesse i prezzi, non potette dare i suoi
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si fa denaro col vento. Noi, però, abbiamo una idea solitaria. Contrariamente a quanto si agita in fondo alle coscienze attaccate dal tarlo del bisogno
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quanto quella delle sue opere, non ha essa, forse, operato tutto il bene che ha pensato e che ha sentito? Chi mai realizzò un alto sogno di amore come
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scusa che essa è ricca e che ciò offende il povero. Per quanto la fortuna tenda sempre più, dapertutto, a livellare la ricchezza, a imporle, sovra
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, cioè un regaluccio di oltre due milioni di capitale, sempre per aver quel che sapete. Quanto saranno più belli, più accoglienti, più estetici questi
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, quella che viene dal Comune, la peggior rettorica perchè guasta quanto di pratico, di utile, di buono si potrebbe fare, dagli edili nostri. Perchè dunque
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quindici giorni, una cameretta con cucina; qualche donnina di facile vita e misera fortuna; e altra minuta gente, non del popolo. In quanto alle
Accademia della crusca
